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Nel corso del Novecento la corrente artistica dell’astrattismo è stata molto discussa. Ciò è dovuto principalmente ad un motivo: questa corrente ha ribaltato totalmente la plurisecolare concezione dell’arte come precisa imitatrice della realtà. Questo lungo processo, iniziato già con il Romanticismo, ha portato gli artisti emergenti italiani e stranieri a negare la funzione descrittiva della pittura. Dunque l’arte non è più rappresentazione del mondo esteriore ma solo di quello interiore.
L’amara realtà scompare a poco a poco per vedere l’avanzare di colori, forme e linee delle tele astratte. La rappresentazione dei sentimenti che muovono le persone nell’astrattismo avviene dunque in un modo totalmente innovativo: basti pensare a Kandinskij, Picasso o molti altri. Non dimentichiamo che, nello stesso periodo storico, il lavoro di narrazione pedissequa della realtà lo stava portano avanti la fotografia con le sue ultime strabilianti tecniche.
I primi accenni alla corrente dell’astrattismo già si possono ritrovare in alcune opere postimpressioniste di Cézanne e Bonnard. Possiamo dire che qualche anno più tardi, in seguito al Cubismo e all’Espressionismo, è iniziata la produzione astratta vera e propria con notevole successo.
Il pittore dell’arte astratta si potrebbe paragonare ad un musicista: il dialogo tra artista e opera d’arte si basa unicamente su relazioni di colori, luci, linee, spazi e volumi così come la composizione di una sinfonia.
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