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Mi piace ricordare spesso ai nostri collezionisti, o anche lettori in generale, che Parallelo Tre è il nome d’arte di tre artisti di nazionalità diversa (italiana, danese, olandese) della cui vita privata sappiamo ben poco. Infatti, il mistero eretto attorno a loro stuzzica la curiosità, ammettiamolo, di tutti noi. Io stessa faccio carte false pur di raccogliere qualche informazione in più da chi so per certo essere in contatto con Parallelo Tre.
Le mie fonti quest’oggi, ad esempio, mi portano nelle Marche, esattamente al Museo Civico di Pesaro. Pare, infatti, che la parte olandese di Parallelo Tre sia rimasta stregata anni or sono dal dipinto la ‘’Pala di Pesaro’’ di Giovanni Bellini (invito tutti coloro che si avvicinano soltanto adesso al meraviglioso mondo dell’arte di prenderne immediatamente visione anche solo su Internet). Parliamo di un dipinto che cambiò radicalmente il concetto di pittura italiana, realizzato tra il 1471 e il 1474 circa. E’ con esso che Giovanni Bellini diede vita alla cosiddetta Pittura tonale. Per capire cosa intendo con questo termine, vi esorto ad osservare attentamente lo squarcio di entroterra veneto presente sullo sfondo del dipinto, in cui i castelli vanno delineandosi verso l’alto contrapponendosi all’abituale cielo classico, assoluto, ma tuttavia per la prima volta decisamente diverso dal solito poiché splendente di luce propria in ogni suo singolo punto.
In verità la narrativa vuole che fu il pittore Antonello da Messina ad importare guarda caso dal Nord Europa la tecnica della pittura ad olio, fornendo così a Giovanni Bellini l’opportunità di far risplendere i colori come mai prima d’ora e come di certo non avrebbe potuto fare la pittura a tempera.
La scena divenne quindi tutta della pittura tonale che fu il vero fondamento e anche chiave di volta della rappresentazione pittorica da quel preciso momento in poi per almeno altri cinque secoli.
Ed è evidente in Parallelo Tre lo studio sulla luce che parte proprio da una approfondita conoscenza della pittura tonale, perché ad oggi non esiste nessun quadro di Parallelo Tre in cui ogni singola parte della superficie pittorica non sia imbevuta della stessa quantità di luce.
La luce è dunque la vera protagonista delle loro opere!
Numerosi visitatori delle nostre gallerie (le famose Gallerie ORLER) ci chiedono che cosa ci sia veramente dietro una collezione di arte. La domanda nasce dunque spontanea: perché i collezionisti sono diventati tali? Per passione? Curiosità? Ossessione? Investimento? Colpo di fulmine verso quel determinato artista? La risposta è sì. E’ possibile collezionare arte per ciascuna di queste ragioni.
Certo è che collezionare arte contemporanea (vedi Parallelo Tre) ha un sapore tutto particolare, è una sorta di sfida, dove tutto è imprevedibile, dove il presente è già futuro perché gli artisti potrebbero stravolgere la loro tecnica, andare incontro ad un cambiamento di stile oppure di tematiche trattate. Il collezionista pertanto deve aver fiducia nel processo creativo dell’artista scelto o indicato da un’importante galleria come sicuro investimento.
Nel caso di Parallelo Tre la formula magica è presto servita: si tratta di opere con quotazioni di mercato destinate a salire sempre più, si tratta di artisti che lavorano a 6 mani e in continua evoluzione, ma soprattutto stiamo parlando di opere che non annoiano mai e che non ‘’crollano’’ se appese accanto a quelle di consacrati Maestri Internazionali.
Alessandra Bardeschi
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