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Una realtà aldilà delle apparenze, un Artista che attraverso le sue immagini velate esprime il Sentimento. Il suo pensiero esplora l'anima. Le sue visioni feriscono senza aggredire, ci fanno pensare, tornare nel tempo dei ricordi, ci proiettano nell'intimo del pensiero con i propri sentimenti che ci obbliga ad affrontare come in un conflitto interno, il proprio confrontarsi con la vita, molto spesso la più semplice, quella che ci scivola addosso e non ci fa soffermare a pensare, così presi dalla quotidianità del vivere.
Giuseppe Ravizzotti (a.k.a. Jo), nasce a Vignale (No) il 22 aprile 1960. Inizia a dipingere nel 1982. Dopo una lunga pausa riprende la pittura nel 2006, e nel 2008 si avvicina ad alcune delle esperienze artistiche più importanti della seconda metà del XX secolo, ossia l'Action Painting di J. Pollock e l'espressionismo astratto di M. Rothko, e De Kooning, interpretandone la matrice gestuale e interpretativa per evocare messaggi che nascono dall’intimità della nostra anima, riservando all’inconscio il ruolo principale alla base del processo creativo.
L’artista emergente italiano perciò parte da un linguaggio comunicativo astratto, materico, informale, per approdare dopo anni ad un figurativo più dichiarato pur non abbandonando mai la gestualità ed i movimenti dei linguaggi precedenti. Nasce perciò il figurativo "contaminato”, che non lascia il dripping sempre presente "sotto alla figura” come "segno”, "graffio”, "taglio”, o "anima", attraverso il quale l’artista vuole comunicare sensazioni, questioni intime, messaggi e sofferenze che hanno bisogno di essere "lette” ed "espresse” con "linguaggi differenti dall'astratto”, poichè certe vibrazioni, afferma, devono essere codificate con "figure e forme conosciute".
Attraverso il linguaggio del corpo, in un alternarsi di bianco e di nero, di chiaro e di scuro, Giuseppe Ravizzotti racconta il suo "Woman project", quell'universo femminile fatto spesso di paure, solitudini e sofferenze quotidiane. L'artista racconta, con estrema delicatezza, il tema del sentimento, della fatica che non è solo fisica ma prima di tutto psicologica.
La scena dei quadri dell'artista emergente è talvolta posta su di una soglia, due fasce bianche ai lati contaminate, sporcate da sgocciolature; è una porta aldilà della quale si vedono le figure protagoniste del racconto, osservate dall’esterno, dall’altro lato di un confine che diviene universale. I graffi della pittura sulla tela si traducono nei segni dell’anima e nelle sue cicatrici. Ed è proprio questa contrapposizione tra il soggetto del dipinto ed il contesto graffiato e materico a generare un climax di emozioni intense ed evocative, che ci conducono nel mondo intimo dell’artista.
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