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Gianluigi Pescio

"Conforto spirituale sempre, la pittura è stata la seconda rotaia del binario della mia esistenza prima rotaia la chirurgia. Al centro, sempre, la famiglia" Gianluigi Pescio 

Conforto spirituale sempre, la pittura è stata la seconda rotaia del binario della mia esistenza prima rotaia la chirurgia. Al centro, sempre, la famiglia.
Così Gianluigi Pescio rappresenta metaforicamente la propria vita.
Nasce a Genova  (1948), consegue la maturità classica e si laurea in Medicina e Chirurgia nel 1973 si specializza in Chirurgia generale a Genova e in Chirurgia toracopolmonare a Torino. Dopo vent'anni di formazione e carriera al S.Martino di Genova, Torino, Parigi, suddivisi tra Ospedale e Università, raggiunge il primariato nel 1994: dirige la Divisione di Chirurgia Generale e Toracopolmonare di Imperia fino al 2007 introduce nel Ponente ligure la chirurgia toracica. E’ docente nell'Università di Genova dal 1987 al 2009.
  Ha svolto intensa attività scientifica nell'ambito della chirurgia funzionale esofago-gastrica, chirurgia del pancreas, sindrome compartimentale acuta e "open abdomen". Premio International College of Surgeons – Italia 1986.
  E’ autore di 140 pubblicazioni, di due monografie e capitoli su trattati relatore in 95 congressi delle maggiori società scientifiche nazionali e internazionali.
 
  Dal 1968 al 2010 si dedica ad un paesaggismo portato sempre più verso la scomposizione e il limite di una liquida dissolvenza il colore, nella scala dei grigi perlacei oltre la tela e la tavola, supporto privilegiato la carta, con ampio spazio per la tecnica ad acquarello. Dall'estate 2009 a tutto il 2010 - periodo che coincide con la malattia e la scomparsa del fratello "più piccolo” Stefano - i colori scompaiono dalla sua mente e nasce il paesaggismo bianco-nero o, meglio, achrome. si intensifica la destrutturazione delle forme architettoniche e dei volumi e il paesaggio raggiunge il margine estremo e incerto del miraggio fino a slittare nell’ informale.
 
  All'inizio del 2011, improvvisamente, si sviluppa il minimalismo monocromatico su ferro ossidato nascono opere aggettuali, sculture-quadro nelle quali il messaggio metaforico di vita quale percorso esistenziale segnato da cicatrici – i reticoli della ruggine – è reso maggiormente incisivo dalla presenza di sfere di acciaio (gioie), chiodi genovesi del secolo XVIII (dolori) e collage di piccole figure geometriche (quadrato,rettangolo,rombo). 
Appartengono a questo ciclo opere di grandi dimensioni intitolate "Medioevo” in parallelo si sviluppa il ciclo monocromatico dedicato alla Shoah.
  Sulla lastra arrugginita si sviluppa ,in parallelo al monocromo, una action painting spontanea subacquea, evocativa dell'infinito , del silenzio, dell'immensità del pensiero “… per l'alto mare aperto…” che è dentro di noi: 
le parole di Ulisse nel XXVI Canto dell'Inferno di Dante evocano il significato metaforico di viaggio nell'oceano dello spirito.
 
  Nel giugno 2014 nasce dalla casualità di alcuni eventi naturali, il ciclo degli "Pseudofossili": le foglie, che durante un intenso temporale estivo si sono depositate sui ferri lasciati a ossidare nel bosco, hanno aderito ai supporti metallici imprimendo l'impronta delle loro nervature e dei loro contorni. Un fenomeno singolare che ricorda fossili di piante, preistoriche incisioni rupestri. 
  Dall'osservazione di queste tracce vegetali, quasi velature spettrali che spiccano sul metallo ossidato concepisce un nuovo percorso artistico : " Mi piace pensare che l'alchimia della natura, le sue forze intrinseche e i fulmini, abbiano misteriosamente impressionato i ferri come lastre fotografiche stampando su di essi le immagini delle foglie. E traggo da questi ferri ossidati dal bosco e "disegnati" dalle foglie quasi fossero pagine di un quaderno, un messaggio profondamente lirico che evoca in me il ricordo dei bambini martiri deportati nel carcere-fortezza di Terezin e dei loro disegni i fiori, le farfalle, gli alberi che essi disegnavano, persino graffiando i muri delle celle, nella loro speranza di libertà e che il bosco sembra richiamare in modo imperscrutabile ". 
  Proprio da queste riflessioni e percezioni, dagli Pseudofossili-Neofilliti sono scaturiti gli "Spettri dal bosco e dal giardino" dei quali fanno parte, appunto, gli “ Spettri da Terezin".
Dalla prima personale del 1973 ad oggi tiene numerose mostre personali e partecipa a numerose collettive, concorsi nazionali, internazionali ed expo. Riceve il Premio Speciale della Giuria alla Biennale Internazionale di Sanremo del 2000 medaglia d'argento al Premio Espoarte 2002 di Albissola dove espone due opere nel Museo Civico di Arte Contemporanea . Nello stesso anno partecipa a Settimane d'Autore, Priamar,, Savona e tiene la personale "Gianluigi Pescio, l'uomo e l'artista”, Imperia, Palazzo della Pinacoteca Civica nel quale, nel 2006 terrà la personale "Lacrime di luce".
Nel 2008 partecipa ad expo nazionali-internazionali ( Grenoble,Genova, Bari, Reggio Emilia) e tiene a Torino, nella Galleria La Telaccia, la personale "L'autenticità dei ricordi” e la personale "Armonia e silenzio” nel Palazzo del Parco, Diano Marina.
Nel 2010 tiene a Venezia la personale "Vedute di luce” nello stesso anno la Città di Imperia gli dedica la mostra personale "Paesaggio in dissolvenza” nella Galleria Civica, con presentazione e testo critico in catalogo di Luciano Caprile. La 2nd edition di questa mostra si tiene nel 2012 a Genova nella storica Galleria Il Punto. Nel maggio 2013 tiene la personale "Metaphorika” nel Museo di S.Agostino in Genova ( Museo di Scultura e Architettura).
Nel febbraio 2016 tiene la personale "Spettri – dal bosco, dal giardino, da Terezin” a Palazzo Ducale Spazio46, Genova, con testi critici in catalogo di Stefano Bigazzi e di Dayla Venturi. Nel marzo-aprile 2016 partecipa alla mostra collettiva "Quattro elementi – terra,aria,acqua,fuoco” nel Museo di Storia Naturale G.Doria di Genova.

  All'inizio di gennaio 2016, affascinato dalle foglie secche di faggio e rovere intorno a casa, coperte dalla prima neve, si sviluppa il nuovo ciclo monocromatico bianco "Natura velata/Mummie di campo”, biocollages di foglie ed erbe di brughiera incluse in resina. Anche qui ricorre il tema della caducità della vita…” ...erbe velate di bianco come sotto un sudario, a ricordarci ciò che anche noi siamo: umili erbe di campo".
 
  All'inizio 2017 nascono "Le città bianche”, collages di materiali poveri (cartone da imballaggio, carta straccia,juta, stoffa, rete plastica, zanzariere…) su  cartone, tela, tavola, carta su tavola, ricordo delle sky-lines di Boston, dove trascorre spesso lunghi periodi e si alternano ai biocollages bianchi creati con le foglie e le erbe raccolte nei parchi e lungo il Charles River.
 
 
Vive e lavora tra la Liguria e Newton (Boston, MA).

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