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Un colpo di fulmine. L'immediata sensazione di riconoscersi in un gioco di linee, colori, forme, l'indescrivibile certezza di aver ritrovato uno specchio per i propri pensieri ed emozioni. Questo ciò che si prova davanti a un'opera, magari un quadro d'autore, che ha fatto scattare il desiderio di acquistarla.
Si tratta di un flusso psicologico ed emotivo il più delle volte istantaneo e in gran parte inspiegabile razionalmente, molto simile a ciò che fa scattare l'innamoramento per una persona. Come nelle più belle storie d'amore, guardare solo non basta, e scatta prepotente il desiderio di possedere l'oggetto del proprio desiderio, per poterlo vivere ogni giorno e far sì che esso diventi presenza, nutrimento e gioia costante nel proprio spazio e tempo di vita. Nell'attuale momento storico, ciò a cui pensiamo quando immaginiamo di comprare o vendere quadri o altre forme d'arte è soprattutto questo: innescare un rapporto intimo, personale e individuale con l'opera. Va detto che talvolta il desiderio di possesso è accompagnato anche dall'esigenza di sfruttare l'innegabile prestigio sociale e culturale che opere di qualità possono conferire a un ambiente e al suo proprietario.
Possiamo affermare che la fruizione soggettiva, legata a un'esigenza di arricchimento intellettivo o emotivo, sia un fatto recente, connesso al fenomeno della nascita della committenza edel collezionismo privati e laici. Fino al Medioevo, infatti, erano quasi esclusivamente le sfere ecclesiastiche a finanziare il mercato e la produzione dell'arte, dando all'opera un carattere di oggetto devozionale, cioè offerto alla fede e devozione del popolo, quasi con una funzione religiosa. Allo stesso tempo, non poteva non riconoscersi una funzione educativa delle stesse, pensate per far conoscere anche agli analfabeti il contenuto delle Sacre Scritture attraverso le immagini, quasi come una "Bibbia dei poveri".
È solo con l'emergere della borghesia, inizialmente nei paesi fiamminghi, che nasce a partire dall'Umanesimo e Pre-Umanesimo la possibilità, specie per i ricchi mercanti, di affermare la presenza del bello nelle proprie dimore. L'individualismo degli uomini che si erano “fatti da soli” portava loro a credere di meritare queste gratificazioni. Le opere iniziano a essere scelte attraverso dinamiche legate al prestigio e a una devozione domestica, ma non prive appunto della nuova ricerca di emozione e rispecchiamento. Attraverso commissioni e acquisti, nasce lentamente il fenomeno del mecenatismo, fino all'attuale gusto collezionistico.
È innegabile che il sorgere di questo nuovo target di fruizione abbia anche modificato il corso della storia dell'arte: dall'obbligo di doversi attenere a contenuti e obiettivi religiosi, con l'arte contemporanea gli artisti sono passati alla più grande libertà di espressione, spaziando attraverso le possibilità molto più ampie dei temi ai quali i fruitori laici e privati erano interessati. E così, oggi ciascuno di noi può sviluppare il desiderio di trovare l'opera – o le opere! – giuste di cui inamorarsi.
Diana Gianquitto
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