Inserisci la mail con cui ti sei registrato. Ti invieremo la nuova password.
La follia, intesa come mancato controllo della razionalità, assenza di giudizio e capacità riflessive ma anche, e forse proprio per questo, spiccata propensione all'immaginazione, alla creatività, all'immediatezza del linguaggio comunicativo, ha spesso ispirato l'espressione artistica.
Molte Avanguardie del Novecento prediligono l'arte non convenzionale, nella quale domina l'istinto, l'immediatezza, il poter esprimere le proprie idee senza necessariamente rimanere legati alla ragione e alla consuetudine.
Nel 1945 il pittore francese Jean Dubuffet teorizza il concetto di Art Brut cioè "l'arte dei folli", l'arte fatta da individui assolutamente digiuni di cultura artistica, persone spesso emarginate, addirittura ospiti di cliniche psichiatriche che trovavano nell'atto del dipingere il modo e il luogo nel quale poter dire tutto, senza regole, esprimendo con un linguaggio artistico primitivo e infantile il proprio mondo interiore. Un esempio è dato dalle storie di solitudine e di dolore raccontate da Antonio Ligabue nei suoi quadri pieni di simbolismo. È il caso, ancora oggi, anche dell'artista francesce Michel Nedjar che costruisce con stracci e vestiti usati le sue bambole macabre e dalle forme inquietanti.
Istinto, immediatezza, follia. È questo che distingue l'Art Brut, letteralmente "arte grezza", dall'arte colta.
I quadri di Guido Ripamonti sono un tentativo personale di reinterpretazione dell'Art Brut. L'irrazionalità e l'immaginazione lo indirizzano verso una pittura decisamente alternativa. Una sorta di primitivismo naif con un forte espressionismo infantile caratterizza i suoi lavori. Il colore, dai toni spesso decisi e immediati e talvolta invece più sfumati, è steso sulla tela senza una precisa logica, in maniera istintiva, e istintivamente genera le forme.
L'esigenza di dipingere nasce dall'inconscio per Guido Ripamonti, è una forma di ricerca interiore dovuta ad un approccio filosofico alla pittura che permette di essere critici nei confronti di se stessi e della società. Ciò che ne risulta è una figurazione semplice, volutamente banale, tendente all'astratto perché lontana dalla realtà oggettiva, molto più spontanea rispetto ad una formazione scolastica troppo cerebrale.
In ogni composizione di Guido Ripamonti possiamo leggere l'irrazionalità e la follia della mente umana. Come lui stesso dice "la mia pittura è l'espressione infantile e primitiva del mio Io, di quei conflitti interiori che spontaneamente riesco a trasferire sulla tela come ribellione verso ogni eccesso di cerebralità".
Roberta Filippi
Seguici