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L’arte è la testimonianza degli eventi storici che accadono nel mondo e nel 1914, con l'inizio della Prima Guerra Mondiale, la società occidentale arrivò rapidamente ad un punto di rottura. Intorno agli anni trenta del Novecento, gli artisti emergenti italiani si dedicavano all’astrattismo, corrente artistica intesa come pura sperimentazione, raggiungendo traguardi possibili solo quando l’arte si unisce ai concetti di libertà e innovazione. È in Lombardia, tra Como e Milano, che si elaborano le prime prove di un'arte non oggettiva, in relazione profonda con il dibattito internazionale delle avanguardie. Dopo il 1945 l'Astrattismo diviene questione centrale dell'arte contemporanea, in un susseguirsi di eventi nei quali l'astratto-figurativo supera la questione estetico-formale per indagare il problema più vasto dei rapporti tra arte, società e politica.
Il movimento dell’astrattismo in realtà ha origine dal Simbolismo, corrente conosciuta per evocare suoni, sensazioni ed emozioni richiamando immagini simili a sogni e incubi. Da qui la semplificazione sempre più estrema dei simboli che ha portato alla rarefazione della realtà dei quadri astratti moderni.
L’arte astratta è conosciuta per riuscire ad esprimere immagini che non appartengono alla nostra esperienza visiva. Il concetto di astratto quindi è associabile al “non reale” ed è espresso attraverso la libera composizione di colori, forme e linee. Agli inizi del Novecento ci si allontanò totalmente dalla realtà concreta in cui viveva l’uomo. Ma se si pensa alle antiche raffigurazioni sui vasi greci o le miniature dell’alto Medioevo, si intende perfettamente che questa tendenza era stata sperimentata con fini estetici decorativi anche il periodi storici più lontani nel tempo.
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