Nato a Monfalcone (Go) nel 1956. Diplomato all'Istituto Statale d'Arte di Gorizia, successivamente completa il corso di laurea in architettura presso l'Università di Venezia.
La sua prima esposizione è nel 1976, ad oggi vanta un curriculum espositivo che comprende esposizioni , sia personali che in collettiva, in importanti città in Italia e nel mondo.
Per una azienda di Verona ha realizzato una linea di design per complementi d'arredo denominata "Easy by Fulvio Dot” presentata nelle più prestigiose fiere europee del settore.
La caratteristica principale del suo lavoro è la peculiarità con cui viene trattato il supporto dove vengono inseriti materiali diversi, a volte inusuali, come stoffe catramate, stucco ,malta, ferro e altro. Negli ultimi anni il suo lavoro si sviluppa principalmente su teli militari, dove ganci, cinghie e spesse cuciture escono dalla bidimensionalità del quadro.
Vive e lavora a Monfalcone (Go). Studio in via Garibaldi 43
www.fulviodot.it
ESPOSIZIONI RECENTI:
2013: Galleria d'Arte "ZeroUno”, Barletta - Galleria d'Arte "Rettori Tribbio” Trieste - "La Serenissima” Gradisca d'Isonzo (Go) - "Asia Contemporary Art Show”, Hong Kong.
2014:"Affordable Art Fair”, Shangai
2015: "Eurantica Brussels Fine Art”, Bruxelles (Ba) – Galleria d'Arte "Vent Des Cimes” Grenoble (FR) - "Antibes Art Fair” Antibes (FR) - "Salon de l'Art Contemporain Dijon”, Dijon (FR) - Gallerie "Lacroix” Quebec (Canada) - Galleria d'arte "Rettori Tribbio” Trieste 2016:"Art Up” Lille (FR) – Galleria d'Arte "La Fortezza” Gradisca d'Isonzo (Go) - "Art BaHo “ Barcelona (E) – Galleria d'Arte "Nou milleni” Barcelona (E)
2017: Galleria d'Arte "Rettori Tribbio” Trieste - "Artsenal” Málaga (E) - Galería "Vent des Cimes” Grenoble (FR)
CRITICHE
La città ritratta è una Veneziain bilico tra passato efuturotra i simboli diuna quotidianità contemporanea e le vesti immutevoli di un passatoglorioso.Le vedute del CanalGrande e di altri luoghi emblematicidellacittà appaiono,di fatto, reinterpretatealla luce dell'esperienza e della cifrastilistica di Dot. L'alfabeto della nostra cosiddetta "era 2.0”, fatto di social network, cancelletti e codici a barre, lesolcanei giochi di decorazione materica acui l'artista ci ha ormai abituati. E' un traguardo ulteriore nella suaricerca, l'apicedi un contrasto con inevitabili
strascichi di riflessione. Sì, perchè nelle "Venezie2.0” ilnuovo restaura il vecchio, ma al contempo rischia di cancellarlo. Edecco allora che ci troviamo di fronteal terzo passaggio di quelloche iniziò come un paesaggio fragile, la cuidistruzione sembravaimminente Un paesaggio poi faticosamente ricostruito,in un cantiereapertodi malte, vetri,catrame e sovrapposizione di tele.Un paesaggioche, oggi, rimane in bilico traquelloche erae quello chetale ricostruzione l'ha reso.
IlariaDot
Ori e Spaghi, il paesaggio urbano secondoFulvioDot
Testotrattoda"PonteRosso"Rivistadi Cultura ed Arte-n°5"
Il monfalconese Fulvio Dot ci lasciaammirare le sue opere, i suoi trasognati paesaggi urbani, sovente veneziani o talvolta greci, evocantitutti una suggestioneaureae bizantina, contaminata dai segni, quali bar code o semafori,della nostramenosognante quotidianità.Il tutto avviene secondo una formulaormai collaudata, cuiperò di volta in voltavengono ad aggiungersi nuovi stratagemmi compositivi checonferiscono un'auradi novità a soggetti già molte volteesplorati che, nulla perdendo del loro fascinoa un tempo mediterraneo e orientale,rivelano in dettagli esecutivi percepibiliappena un'ansia di sperimentazioneche sembra trovare nel tempo sempre nuove soluzioni, anche se l'autore rimane fedele alla propria volontà di rappresentazione che mantiene nel tempo una sualucidae indefettibilecoerenza formale. Lastessatela, supporto tradizionale per superfici dipinte, cede il passo a due o piùtele catramate, oppure a telimilitari rigidi,completate da fibbiee ganci metallici e ulteriori elementiche assumono in questo contesto valenza decorativa, quali spaghi, fettucce oleggere catenelle contribuiscono a porre inrisalto l'attenzione dell'artista per la materia di recuperocon laqualesi ponein contrapposizione dialettica conle dorature, con le eleganze formalidel gotico veneziano,o con quelledella civiltà bizantina chea sua volta dialoga con il farsi storico delle architetture della Serenissima. Rigorosamente ancorato alfigurativo, il procedere artistico di Dot nonsi esaurisce mai nella pedissequa riproduzione dei paesaggi urbani che più attirano la sua attenzione. La camera otticadi Canaletto, perrestarenell'ambito del vedutismo veneziano, può rimanere nella sua sedemuseale di Palazzo Correr: per l'artista isontino triforebiforemonofore lesene arcatelle cieche a sesto acuto, facciate, balaustre che si specchianonei canali trasfigurati, cupoledi intenso blu dell'architettura greco ortodossa delleisole egee, alsole sfolgoranti di calce, è tutto materiale di sfondoche dialoga con i reperti dirisulta che legano assiemele diverse parti del dipinto. Oanchecon figure, segnali, semafori, numeri e lettere inprimopiano, che cercano un impossibile colloquio con le eleganti architetturemarciane o egee dellosfondo. Tali architetture vengonocosìsottratte allatorbidafine dove larelegherebbeun vedutismodi maniera peraffermare un'ulteriore supremazia della bellezza anche in una forma così inquinata di elementi spuri riferiti al nostropiù grigio presente, eppure in qualche modo infelice assonanza conle eleganti architetture dello sfondo, coi loro lagunari riflessi, con le cupole di lapislazzuli che contendono alcielo il primato del blu.
WalterChiereghin
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