Inserisci la mail con cui ti sei registrato. Ti invieremo la nuova password.
Tra gli interpreti della poesia visuale, della grafica e della pittura contemporanea ricopre un ruolo degno di nota è ricoperto da Gianni Bertini, artista che ha consacrato l'intera vita alla ricerca e alla sperimentazione, spesso anticipando i tempi delle correnti artistiche del secondo novecento
Nato a Pisa nel 1922, Gianni Bertini consegue la Laurea in Matematica presso la Scuola Normale e, nonostante la formazione scientifica, attrazioni creative ne sollecitano la curiosità.Nel 1952, Bertini stravolge la sua esistenza trasferendosi a Parigi; è in Francia ch’egli avvicina l’ambiente artistico ed inizia a farsi largo nell’ambito della pittura, stringendo legami con numerose personalità attinenti al mondo dell’arte e costruendo relazioni con poeti e critici. Grande interprete della pittura informale degli anni Cinquanta e Sessanta, nel corso degli anni l’artista ha saputo spaziare negli stili e nelle tecniche: dalla pittura nucleare d’impronta surrealista, che vede le forme disintegrarsi, all’astrazione lirica di ispirazione modernista, fino all’arrivo -negli anni sessanta- ad un genere di composizione pittorica più elaborata.
In quei mesi Gianni Bertini si fa precursore della Mec-Art -termine coniato dal critico d’arte e guru del nouveau réalisme Pierre Restany- una tecnica pittorica che si riferisce alla meccanizzazione del gesto, che fa confluire su tela colore ed estratti di stampa, in particolare fotografie. Dall’inglese Mechanical Art, questa disciplina si pone come risposta europea alla Pop art ed ottiene un notevole consenso, a partire dalla seconda metà degli anni sessanta. Gianni Bertini si consacra alla Mec Art e consolida la scelta di tale stile nella maggior parte delle sue produzioni successive: attraverso il prediletto linguaggio visuale egli affronta ed interpreta con schiettezza numerosi temi di attualità e politica del suo tempo. Alla Mec Art aderirono, tra gli altri, i francesi, Alain Jaquet e Pol Bury e gli italiani Mimmo Rotella, Aldo Tagliaferro, Bruno Di Bello ed Elio Mariani. Nella Mec Art la pittura viene superata e gli artisti si pongono in relazione con le immagini meccaniche provenienti dai nuovi media che si stavano diffondendo nella nuova società: televisione, rotocalchi, cinema.
Nessuna recensione trovata
Seguici