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Nella pittura di Ivo Stazio c’è una sottile linea tra segno, paesaggio e materia capace di generare un’eco immediata e creare una dinamica interna all’opera che arricchisce lo sguardo di intese emotive. Molto utilizzata dall’artista è la tecnica dello spatolato, che sembra trasudare luce e regala ai quadri un astrattismo lirico unico.
I suoi soggetti fanno parte dell’esistenza, ma assumono di volta in volta le caratteristiche dei “motivi” degli impressionisti, capaci di far rivelare la pittura che esiste dietro le cose, lungo le strade e negli orizzonti ampi dei campi. A questo si aggiunge una forte emotività legata alla memoria personale, senza tuttavia dar vita ad un’opposizione tra figurazione e astrazione.
Il pittore Ivo Stazio nasce a Bologna nel 1959 e le sue opere appartengono alla Corrente Astratta. La sua carriera pittorica ha inizio negli anni ’80 con la conoscenza di diverse personalità artistiche, che lo invitano a ricercare un suo stile personale data la notevole capacità tecnica e colorista. Seguono numerose pubblicazioni, mostre personali e collettive in cui l’artista ottiene riconoscimenti e premi di valore nazionale. Tra questi ricordiamo, nel 1992, il Premio “Arte Mondadori” di cui è stato finalista.
La pittura di Ivo Stazio si fonda sulla pittura bolognese di Ilario Rossi e Pompilio Mandelli soprattutto quando tende all’astrazione. Modelli del pittore sono anche alcuni artisti veneti come Santomaso, che danno alla pittura un valore autonomo e riconoscibile al di là dei generi. Da loro Ivo Stazio prende la sensibilità coloristica, la capacità e l’eleganza di lasciare al colore stesso la costruzione della composizione.
Ogni suo lavoro si basa sulla ricercata stesura dei piani e su un’intensa progettualità, che trova la sua massima espressione sulla tela. Ogni opera, ogni quadro nasconde per rappresentare, suggerisce per affermare e risveglia il senso del tatto per acuire lo sguardo. Molto apprezzati sono gli effetti luminosi che riesce a creare, assieme all’uso di intersezioni e geometrie che generano un’articolazione visiva del suo lavoro.
Ogni paesaggio esterno è qualcosa che ci portiamo dentro e ogni forma dona stupore, ma anche permanenza in un modo di cui solo la pittura sa far tesoro.
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