Immagine

Toma Nenov

 
Universale
 
La creazione è completa nella sua
perfezione, nel piccolo e nel grande.
Possiamo dire "piccolo” e "grande”
pensando alla misura del nostro corpo:
una misura stabile e precisa nella sua
immensa complessità. Uno strumento,
un meccanismo perfetto che permette
l'esistenza...
del nostro essere nella terza dimensione.
Ma l'individuo ha la possibilità di attingere a
una terza, quarta e quinta dimensione. Ciò gli
permette di autocapirsi e definirsi uomo
umano, "sapiens".
L'arte cerca la formula di coesistenza armonica
di tutte le dimensioni ed è in grado di
esprimere la diversità e la complessità
dell'Universo e la forma del corpo umano. Le
proporzioni sono il suo principio, un linguaggio
che permette di far coesistere in una
composizione una forma tridimensionale con
forme a quattro e cinque dimensioni. Esistono
varie razze umane, però il principio del
funzionamento è "universale"                                               Toma Nenov   2005
 
CRITICI
 
 
Corpi che prendono forma sottraendosi a una struttura architettonica o architetture che maturano inglobando le forme armoniose di un corpo: è questo il dilemma posto dall'opera scultorea di Toma Nenov, un'opera che ha preso consistenza in tempi recenti, dopo anni di ricerche che hanno scandagliato il mondo della pittura per approdare in modo deciso e convincente alla terza dimensione di oggi. 
La forma classica, plastica e solida, del corpo (indiscutibile nella sua bellezza e sensualità) si intreccia qui con una "costruzione” dura e spigolosa che racchiude e manifesta le fatiche dell'uomo. Un gioco di contraddizioni che esprime la situazione attuale (che è quella di sempre) dell'essere umano, alto nella sua essenza, ma costretto da vincoli che gli impediscono di prendere il volo. L'artista riesce comunque, pur in questa situazione discordante, a dare eleganza a queste figure che vivono la costrizione come elemento naturale del proprio essere, traendo da essa stimolo ulteriore per una presenza forte, densa di significati e di sollecitazioni. A ciò contribuisce indubbiamente l'articolazione dell'architettura che poggia - quasi testa - sul torso della figura: reliquiario dalle forme regali, luogo di concentrazione dello spirito, grande occhio determinato dalla convergenza delle forme che si fanno via via più concrete, definendosi nella perfezione della geometria. Il senso di una metamorfosi di reminiscenza mitologica si riversa nel mistero implicito in queste figure, singole o in coppia intrecciate in un coinvolgimento estremo. 
Da una parte la "terrestrità” dell'essere, piantato solidamente sulla terra, a volte quasi in essa radicato dall'altra lo slancio, la tensione verticale che si concentra là in alto nella grande pietra preziosa - che senti trasparente e folgorante - saldamente incastonata nell'intreccio di forme orizzontali/verticali che mimano le tensioni dell'uomo, costituendosi a volte, nel loro divenire, in intriganti triangoli dalle valenze assolute (ma con la punta rivolta verso il basso ad indicare lo stretto rapporto con la terra).
Da sottolineare, infine, la solidità dell'impianto scultoreo che chiama, per questi lavori, una dimensione monumentale che darebbe ad essi una forza e una pregnanza di significati ancora più estesi.
 
Luigi Cavadini                                                                     2007
 
OTTORINO VILLATORA
 
"TRASFORMAZIONI”
 
TOMA NENOV, iormai addetto ai lavori dal 1990, presente negli ambienti artistici nazionali e internazionali con una ventina di esposizioni personali, esibisce otto sculture in bronzo ed otto sculture in argilla-terracotta, altezza fino a 80 cm, una produzione, che va dal 2005 al 2006, e che denomina "TRASFORMAZIONE".
 
TOMA, nella sua duplice operazione, 8 terracotte porose rossastre, 8 bronzi a cera persa, grezzi -patinati - lucidati, nel rapporto di copia-modello, porta al centro della sua espressione antropomorfa il "CORPO”, maschile - femminile, nella fascinosa staticità del torso e, alle estremità, la mobile e incommensurabile complessità della mente, in cui l'uomo è il "fluidificatore” estremo, che si muove attraverso i suoi "geroglifici”, "le bizzarre figure”, secondo Franco Rella, che giacciono in profondità, scoprendo la scrittura cifrata delle nuvole (cielo) e dei fiori (terra), fino all'ultimo segreto, dove egli vede, alla fine, ancora se stesso, la sua anima, fonte di perenne energia.
E TOMA, con armonioso equilibrio, evita le dilatazioni scomposte del gesto, gli arcaismi monumentali, le plasticità amorfe rigide, l'estrema, esistenziale erosione fino allo scavo, le artificiosità virtuali contemporanee e richiama la contemplativa forma greca e la misura classica rinascimentale o l'ideale estetico di Winckelmann nella centralità anatomica (collo – petto – addome), mentre, nelle estremità del sopra-sotto, innesta una "trasformazione” o "metamorfosi” di stampo romantico, personalmente, uno "Strum und Drang”, più esistenziale e filosofico.
Già la materia colorata (terracotta) e variante (bronzo), tra pittura e scultura, forza la sua "trasformazione”, sempre nella forma contigua della metonimia, per trovare quell'unità del condizionato e dell'incondizionato, che continuamente, tra vecchio e noto, si volge l'occhio diverso della vita, come ben evidenzia Beaudelaire, nei suoi "Diari intimi”, nella dinamica della "vaporizzazione dell'IO” e nella statica "Centralizzazione dell'IO".  &gt&gt&gt&gt
Così, Toma estremizza, metamorfizza, vaporizza la figura nella sua parte presentativi, e non sposta l'oggetto dal proprio contesto (Duchamp), ma lo incorpora e lo recupera nei suoi "poteri assopiti”, di cui parla Foucault, nell'eccedenza del sublime energetico e conturbante.
Le forme ruotanti, lamellate e, nel bronzo grezzo o patinato o lucidato a punti specifici, crea architettura, che "fiorisce”, dove la diversità dei segni o delle luci si legittimano solo in quanto esiste una relazione di somiglianza tra il testo "primo” e l'infinito "secondo” dell'interpretazione. Ciò che affascina, in Toma, è questa perizia sapiente del costruttore e dell'ideatore, dentro un grande viaggio delle differenze, che costituiscono la superficie del suo mondo, e, nello stesso tempo, la superficie del cielo e della terra, il luogo dell'avventura tra l'Eros e il Caos.
L'artista progetta, trasforma, con energia illuminante, l'ombra dei corpi e delle cose, che ostacolano la seconda vista dell'anima e il suo sguardo scopre il mondo animato come intreccio di forme, di tensioni, di immagini nel rapporto dialettico, nel momento della decostruzione e il momento della costruzione di un "nuovo” linguaggio, analiticamente valido, perché dipende dalla sua coerenza interna dinamica e non da fatti esterni statici.
Ed è, in fondo, il risultato completo ed autentico, che si allinea con il suo appassionante impegno e cpn la sua ricerca, che egli delinea, in un breve scritto, in merito alla sua ultima attività: "La creazione è completa nella sua perfezione, nel piccolo e nel grande. Possiamo dire "piccolo” e "grande”, pensando alla misura stabile e precisa nella sua immensa complessità: uno strumento ed un meccanismo "perfetto”, che permette l'esistenza… del nostro essere nella terza dimensione. Ma l'individuo ha la possibilità di attingere "oltre”, per capirsi ed autodefinirsi uomo umano "sapiens". L'arte cerca la formula di coesistenza armonica di tutte le dimensioni ed è in grado di esprimere la diversità e la complessità dell'universo e la forma del corpo umano… il principio del funzionamento è universale".
 
Lugano
27.3.2006OTTORINO VILLATORA 

Opere dell'artista